Manifesto politico 2024

Abbracciamo l'unicità

Illustrazione Aosta Pride 2024 di Mattia Surroz

I corpi sono i luoghi che, prima di tutti gli altri, abitiamo.

Sono gli atti politici per eccellenza con i quali, ciascuna persona, attraverso gli spazi, li occupa, li popola, con i quali si relaziona: che siano spazi pubblici o privati, è il corpo che dà loro senso e significato.

Ogni persona ha il suo corpo. Unico, inviolabile. Perché abitare il proprio corpo significa ribadire la propria unicità, nel momento in cui il corpo stesso non implica l’infrangersi di un diritto altrui. L’autodeterminazione di ogni corpo è l’autodeterminazione di ogni persona, il suo diritto a decidere per sé, che nessuna biopolitica (da Foucault a Preciado) e nessuna necropolitica (come definita da Mbembe) può condizionare, tiranneggiare, straziare.

Quest’anno, Aosta Pride vuole sottolineare proprio questo: il piacere di possedere il corpo che più rappresenta la propria essenza, la propria unicità. E ogni corpo ha senso, ha dignità, ha bisogno di diritti, perché nessun corpo è più unico di un altro, più degno di considerazione e di dignità, più prioritario nella concessione del diritto.

Dai corpi delle donne, ai corpi delle persone trans, ai corpi delle persone intersex a quelli delle persone migranti: il corpo, troppo spesso, definisce in negativo, chiudendo le persone in strettissimi sottogruppi e cosiddette “minoranze”, secondo un atteggiamento profondamente coloniale che tende a rinchiudere (in una definizione, in una parola, in un confine) per più facilmente controllare, governare e punire. I corpi sono liberi, i corpi devono essere liberi. Di esprimersi, senza essere sessualizzati o giudicati; di essere sé stessi, senza essere discriminati; di spostarsi, senza avere barriere architettoniche o legislative; di corrispondere all’interiorità delle persone, senza essere medicalizzati; di autodefinirsi, senza che altre persone lo facciano al posto loro; di essere in salute, tutelati dalla sanità pubblica, o di potersi curare al meglio, nel momento della malattia senza essere, per questo, stigmatizzati, giudicati, compromessi; di decidere per sé stessi nel momento in cui la malattia non fosse più curabile; di lavorare senza rischiare la propria incolumità, la propria sicurezza, la propria vita; di procreare, con la libertà di scegliere se farlo per sé o per supportare e aiutare altre persone; di avere i propri tempi e di riposarsi quando necessario, senza le ansie delle aspettative, delle attese, delle incombenze, delle scadenze.

Aosta Pride chiede il diritto, inevitabile, dell’autodeterminazione rispetto al proprio corpo e la tutela o l’approvazione di riforme e diritti sociali che, se esistono, stanno progressivamente riducendosi, e se non esistono limitano la possibilità di ogni corpo a vivere nel pieno del godimento della propria libertà: il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, ad esempio, senza l’obiezione di coscienza che troppo, troppo spesso, diventa la negazione di un diritto; il diritto di percorsi di affermazione di genere anche in età evolutiva; il diritto al fine vita; il diritto alla scelta della maternità, sia personale che solidale, senza nessun giudizio.

Abbracciamo l’unicità, dunque, perché la normalità non esiste, così come non esiste la “diversità”. La normalità e, di conseguenza, la diversità sono solo costrutti sociali che non rappresentano lontanamente la complessità del mondo, delle persone e dei corpi che lo abitano e che lo attraversano. Ogni persona è unica. L’unicità compone il mondo, lo colora e, se le dessimo la possibilità, lo renderebbe infinitamente migliore.