Discorsi 2024
Abbracciamo l'unicità
Giulio Gasperini, portavoce Comitato Aosta Pride e presidente di Arcigay Valle d’Aosta Queer Vda
Ciao Aosta! Che bella che sei, così partecipata, così affollata!
Io, a nome del Comitato Aosta Pride, ho già parlato tantissimo, in questi giorni, sicché sarò breve.
La prima cosa che voglio fare è ringraziare voi, ogni singola persona che vedo qua davanti a me, che è stata in parata, che ci ha incontrato in questi giorni di eventi. Grazie perché avete deciso di partecipare con il proprio corpo a questa parata, che così tanto significa per noi persone queer ma che tanto significa per ogni persona.
La Valle d’Aosta per troppo tempo ha invisibilizzato la comunità queer; ha fatto finta che qua, tra queste montagne, la comunità queer non ci fosse. Con l’Aosta Pride abbiamo ribadito che invece le persone queer esistono – che vogliono esistere! – e che rivendicano dei diritti; perché vogliono – vogliamo! – avere una cittadinanza piena e non incompiuta; una cittadinanza che non ci imponga solo doveri ma che ci riconosca tutta intera la nostra esistenza.
Non è vero, come è stato recentemente detto nell’aula del Parlamento europeo, che sono i migranti illegali a portare omofobia e violenza contro le donne. Le mistificazioni della realtà che ci vengono offerte da chi non crede nella democrazia ma in forme autoritarie di gestione del potere non devono più avere spazio nella vita civile e democratica. L’omofobia, la violenza contro le donne, il razzismo hanno tutti origine nel pensiero sessista e patriarcale. Da lì si origina tutto ed è ciò che va demolito, tutt* assieme.
Queste stesse mistificazioni servono a rendere la comunità più fragile, perché più divisa, separata. Queste mistificazioni alimentano l’odio e non è con l’odio che si costruiscono i rapporti, che si rafforzano le libertà, che si affermano quei diritti che, essendo umani, non possono essere luogo di contrattazione né di divergenze di pensiero. Proprio perché riguardano l’essere umano in quanto tale. E ogni essere umano deve avere la stessa dignità, lo stesso trattamento, le stesse possibilità.
Proprio per questo grazie di essere qui, chiunque voi siate, da qualsiasi luogo veniate: perché il Pride è comunità e la comunità, tutta assieme, deve affrontare le criticità del nostro tempo per costruire un futuro migliore, per chiunque.
Noi vi abbracciamo forte, fortissimo, in ognuna delle vostre diversità. Voi abbiate sempre un immenso orgoglio di chi siete, di chi volete essere, di chi amate.
Siate sempre antifascist*!
Portatevi il pride addosso, portatelo dentro di voi, ogni singolo giorno delle vostre vite perché ci meritiamo un’esistenza piena, completa, senza la paura di niente e di nessun*!
Gianni Nuti, sindaco di Aosta
Cara comunità Queer, questa città accoglie tutte le persone che, individualmente o in forma aggregata, cercano il loro modounico e irripetibile di manifestarsi al mondo nella loro pienezza e autenticità. Come il manifesto di questa edizione benrappresenta, la vita affettiva è fatta di varietà, di sfumature, di illimitate forme ed espressioni dei corpi, tutte possibili nellamisura in cui si incontra l’altro, gli si dà valore, lo si rivela a lui stesso.
Questa città è impegnata in un processo di umanizzazione dell’uomo, contro le prigionie e le menzogne più crudeli che luistesso è stato capace di costruire nella sua storia e che la natura nemmeno immagina. È disumano quando ci si credeonnipotenti, si pensa di possedere verità sulla vita e su ciò che è bene: diventare umani significa abbandonarsi alleincertezze, alle imperfezioni, alle fragilità, alla finitudine, ma soprattutto all’esistenza d’infiniti modi di interpretare l’essere vivi.
Questa città chiede che ognuno scavi dentro e si scopra più sfaccettato di quanto lo specchio del mondo gli rimanda addossoe accetti la propria complessità come uno scrigno di gioielli da svelare e indossare: una visione semplice del mondo, alcontrario, costringe a schiavitù e deprivazioni, divide eletti e dannati, normali e difettosi ancor più nasconde noi a noi stessi.
Questa città vive in pace e promuove la pace e per ciò nessuna differenza è un pericolo, ma un’occasione di conoscenza, discoperta e di meraviglia: i conflitti, inevitabili, sale di ogni democrazia, si affrontano con il desiderio di trovare spazid’incontro e di conciliazione.
Questa città ti accoglie e dà una casa non per consumare vendette contro chi ha discriminato, offeso, usato violenza ma percantare, danzare, recitare, indossare i panni e le maschere che il mondo ipocrita inventa e poi nasconde o demonizza: con talistrumenti d’espressione, feconda di imprevedibile, comunità queer, ogni angolo stantio, irrigidito dalla pigrizia delle menti prima che dai poteri dominanti con forza creativa, quella che non si accontenta mai di una metamorfosi, ma ne cerca un’altraulteriore, più ambiziosa, più bella ancora.
Esprimo però anche un auspicio. Che questa comunità non diventi l’ennesimo centro di potere come altri, alimentando interessi di parte, stringendo alleanze per conquistare posizioni sociali di rilievo: ciascuno sia invece enzima della più grandefamiglia umana affinché quest’ultima diventi teatro ampio, aperto, inclusivo d’innumerevoli forme d’amore. Così tutti capiranno che costruire reti plurali di affetti profondi in cui si è corresponsabili della reciproca cura in modo equivalente,mobile e creativo non indebolisce la società, ma la rafforza; così tutti saranno consapevoli che nessun dio misericordiosopuò condannare una comunione solidale tra esseri umani, un’espressione fantasiosa di sentimenti incarnati mossa daldesiderio di essere uniti, anche per qualche istante, anelando, in quell’unico istante, a un “per sempre”.
Fai festa, comunità queer, contro tutti i dolori patiti, quelli generati dal corpo come quelli altrettanto tremendi causati dallapovertà d’immaginazione, dalla paura del nuovo e contagia i dormienti, gli arroccati, i diffidenti e gli ostili con il tuo orgoglioche significa “degno di nota”, capace di lasciare un segno distintivo di vitalità e di amorevolezza: è l’unico modo per trasformare il mondo.
Katya Foletto, consigliera di parità della Valle d’Aosta
Signore e signori, cari amici e amiche, a Voi tutt* comunque vi piaccia essere,
purtroppo non posso essere fisicamente presente ma è con grande gioia e un profondo senso di vicinanza alla comunità LGBTQIA+ sono lì con tutt* voi. Il Pride, manifestando insieme per gli spazi della città, è l’opportunità per sostenere la dignità di ogni individuo e per combattere ogni forma di discriminazione. È un’opportunità per sostenere la dignità di ogni individuo e per combattere ogni forma di discriminazione. Viviamo in un mondo che ha ancora molta strada da fare per garantire pari diritti a tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. La vostra presenza qui oggi dimostra che la nostra comunità è unita e determinata a lottare per un futuro più equo e giusto.
Vorrei sottolineare con fermezza un punto fondamentale: a differenza di quanto sostenuto in Consiglio regionale qualche settimana fa, il Pride non ha nulla a che fare con la pedofilia. È importante respingere con forza qualsiasi tentativo di disinformazione o di strumentalizzazione ad opera di chi per ragioni di opportunità politica continua a diffondere una visione distorta della realtà e promuove la disinformazione e la paura. Questa manifestazione celebra l’amore, la diversità e la dignità umana. La pedofilia è un reato grave e inaccettabile, che non può e non deve essere associato in alcun modo alla giuste rivendicazioni della Comunità LGBTQIA+. Dobbiamo continuare a comunicare correttamente e chiarire, affinché questi falsi stereotipi non trovino spazio nelle menti e nei cuori delle persone.
La nostra regione, la Valle d’Aosta, è un luogo di bellezza e diversità. È responsabilità innanzitutto delle Istituzioni fare in modo che essa rifletta anche la bellezza dei diritti umani e dell’uguaglianza. Insieme, con il Pride contribuiamo oggi a costruire un futuro in cui ogni persona possa vivere autenticamente e senza paura, un futuro dove il rispetto ha la meglio su odio e pregiudizio.
Oggi celebriamo i progressi che abbiamo raggiunto, ma non dimentichiamo che c’è ancora molto da fare e solo con il sostegno delle Istituzioni si può fare la differenza.
Vi auguro una giornata indimenticabile, piena di gioia, amore e solidarietà. Grazie per essere qui, per essere voi stesse e voi stessi, e per continuare a impegnarvi per un mondo migliore!
Viva il Pride, viva il rispetto e viva l’unicità di ogni essere umano!
Mattia Surroz, fumettista e madrino di Aosta Pride 2024
Io sono valdostano, da generazioni, ma non vivo più qui da tanti anni.
Per me questo di oggi è un mezzo miracolo, perché il ricordo di quando ero qui, è molto diverso da quello che ho davanti oggi.
Chissá se queste strade si ricordano di me , del mio camminare ( in maniera troppo effemminata, ovviamente 😉 ), della mia vergogna, del mio costante senso di allarme, perché questo è quello che ricordo io.
Oggi non siamo qui per sbandierare fatti privati.
Il coming out è il gesto più pubblico e più politico che possiamo fare.
Non c’è nulla di privato nel coming out.
Perchè a noi ancora tocca smentire quotidianamente chi neanche prevede la nostra esistenza, o la “ tollera” se certe cose impariamo a nasconderle , a vergognarcene un po’, o quanto meno a farle a casa nostra.
Ecco, noi siamo qui oggi a dirci che andiamo bene come siamo, che non dobbiamo essere accettati da nessuno , e che non importa se il mondo non ce lo ha insegnato.
Noi lo abbiamo imparato da soli, che non siamo sbagliati.
E ce lo stiamo insegnando a vicenda, lo abbiamo sempre fatto, grazie a chi è venuto prima di noi.
E credo che con giornate come queste, finiremo per insegnarlo a tutti.
Sento blaterare di circo, di carnevalata, di esibizionismo.
Ecco, noi siamo qui oggi anche perchè per molti, evidentemente, la rispettabilità di una persona dipende da quali o quanti vestiti ha indosso.
Per molti , da quali e quanti vestiti ha indosso dipende anche la legittimazione nel chiedere o pretendere diritti, da quali e quanti vestiti hai indosso si decide ancora il valore o la credibilitá delle nostre lotte.
Anni fa ho visto un film, di quelli che ti sconvolgono, di quelli che ti cambiano la vita.
Si chiama “ Prayers for Bobby”.
È la storia vera di un ragazzo americano morto suicida perchè gay.
La sua famiglia, incapace di accoglierlo, lo ha portato a quel gesto irreversibile.
Dopo la sua morte, Mary Griffith, la madre, deve fare i conti con le sue convinzioni religiose per tentare di darsi pace.
Lei è poi diventata un’attivista del PFLAG, il corrispettivo del nostro Agedo, e ha speso tutto il resto della sua vita a battersi oer i diritti della comunità lgbtq+.
Ê passato alla storia un suo discorso, in cui lei dice una cosa che oggi vorrei arrivasse a tutti quelli che “io non sono omofobo , ma” .
“ Ci sono molti bambini e bambine, anche qui in queste strade, in questi paesini, nelle vostre case, come Bobby. Che impareranno dalle vostre parole a sentirsi sbagliati sin da piccoli.
Prima di pensare o peggio ancora dire certe frasi, ricordatevene sempre, un bambino potrebbe essere in ascolto”.
Elisa Zanotto, attrice e madrina di Aosta Pride 2024
Io sono qui perché sono una nepo baby, che vuol dire che sono nata nella famiglia giusta, come i figli d’arte. E infatti mia nonna era André Zanotto. E il motivo per cui abbiamo lo stesso cognome, cosa rara tra nonna e nipote, è che mia nonna era il papà di mio papà, e di mio zio. Ed è stata la prima donna transgender valdostana a fare coming out esplicito e pubblico, a 52 anni, nel 1985.
Ma voi forse la conoscete perché era una giornalista e una storica e ha scritto quei tomoni che bisogna studiare per il concorso regionale per gli impieghi pubblici. Mia nonna amava moltissimo questa regione. Solo che c’era nata, era nata in Svizzera, ed era immigrata qui, bambina, insieme al papà, operaio all’acciaieria, e alla mamma, serva, sottopagata ovviamente, perché era straniera, in un momento storico, il fascismo, in cui stavano tutti in fissa con l’italianità gli italiani ecc, tipo adesso.
Mia nonna nonostante le origini umili è diventata un’intellettuale. Sarebbe stato possibile se fosse stata assegnata femmina alla nascita? Forse no. Se avesse fatto coming out da giovane? Sicuramente no. Pensate che ancora adesso c’è chi crede e sostiene che le donne trans possano fare soltanto le sex workers. Per queste persone qui gli uomini trans non esistono, direttamente.
Mia nonna pare abbia dato scandalo per un sacco di ragioni, se non fosse stato sufficiente nascere povera e intelligente.
La prima ragione è evidente, è che non si è rassegnata ad essere maschio, anche se ci ha provato eh, per più di mezzo secolo.
La seconda è che indossava calze a rete e vistose parrucche rosse, e insomma se proprio vuoi vestirti da donna almeno non cercare di essere così appariscente, hai pure un’età, più di 50 anni, addirittura vorresti essere sexy? Ecco capite bene che il vero problema, il vero scandalo, era che anche così continuava a essere intelligente.
Infine anche come donna transgender mia nonna non aderiva allo stereotipo che la voleva quantomeno attratta dagli uomini. E invece a quella piacevano le donne, era lesbica.
Quello che ho imparato da mia nonna è questo:
Solo tu sai chi sei. Punto.
Poi che non importa dove nasci, che cognome hai, che lingua parlano i tuoi genitori, il colore della tua pelle: appartieni ai luoghi che ami. Se ti dicono il contrario fai come lei, scrivi un libro sulla storia di quei posti, se farai un buon lavoro capace che i tuoi delatori saranno obbligati a studiarli. Non importa in quale classe sociale nasci, ma solo che talenti hai e come li coltivi.
Continua a vestirti come vuoi, anche in modo eccentrico, spudorato, fuori luogo: vestirsi in maniera seria non ha mai reso intelligente nessuno.
Infine: non importa se ti dicono che A deve amare B e B deve amare A e non ci sono altre possibilità: tu continua ad amare le persone che ti fanno innamorare.
Grazie QueerVdA per l’onore che mi fai di essere la madrina di questo Pride, per quello che fai con impegno, dedizione, cura, senza risparmiarti, e per il bene che fai a questa città e a questa regione. E infine, se ho un microfono in mano devo dirlo: Palestina libera.
Questa era mia nonna, André
Zanotto.
NON UNA DI MENO
Oggi il pride festeggia ad Aosta i corpi e il nostro collettivo si unisce volentieri a questa giornata di gioia. Ma non possiamo dimenticare che in questo momento è proprio sui nostri corpi che si gioca una battaglia poco gioiosa e molto violenta.
Siamo da tempo sotto attacco, come soggettività e corpi liberi. Siamo al centro della propaganda politica che si è fatta ancora più violenta e feroce con questo governo, la cui visione del mondo è ben riassunta dallo slogan, non a caso di matrice fascista, dio-patria-famiglia. Questo governo ci vuole zitte, senza nomi, procreatrici senza diritti e senza possibilità di scelta. Se anche il papa, nel silenzio complice delle istituzioni laiche, si pronuncia con lapidarie sentenze contro una legge dello Stato, si può ben capire a quale livello si stia spostando lo scontro.
Allo stesso tempo la violenza contro i nostri corpi non si ferma e assume forme anche sofisticate a partire dalla spettacolarizzazione delle narrazioni. Dalla negazione della violenza, alla banalizzazione, al racconto voyeristico fino alla riabilitazione dei carnefici, tutto si compone a ribadire la cultura dello stupro. I nostri corpi vengono occultati, razzializzati, filtrati dalle parole di chi usa, offende e aggredisce. Che lo si faccia sui giornali, nelle aule di tribunali, nei contesti istituzionali e nei podcast che si credono ironici, tutto ribadisce chi comanda su chi, chi prevarica su chi, chi ha il potere e non intende cedere in alcun modo.
Sui nostri corpi si costruiscono fascistissime narrazioni sull’inverno demografico, mentre nulla nel concreto viene fatto per risolvere il gap salariale, il divario nord/sud sull’occupazione femminile, sui servizi sanitari e sociali. Sui nostri corpi si legifera nel nome delle politiche securitarie costringendo le donne incinte e i figli piccoli in carcere, norme pensate specificamente per colpire le nostre sorelle rom e sinti, leggi razziste, modi e temi di distrazione di massa che nascondono l’incapacità di agire.
Per questo siamo dunque qui. Per prendere parola. Non si tratta più solo di resistenza, ma di esistenza.
DORA DONNE
Cari amici e care amiche, benvenuti a tuttu
Dora donne in Valle d’Aosta è fin dalla sua costituzione parte del comitato promotore di all’Aosta Pride cari e siamo qui oggi per celebrare l’unicità, per affermare i diritti e la dignità di ogni persona, indipendentemente dalla sua identità di genere o orientamento sessuale.
Oggi, all’interno di questa manifestazione, vogliamo sottolineare l’importanza dell’alleanza tra le associazioni femministe e i movimenti per i diritti delle persone LGBTQI+. La lotta per la parità e l’uguaglianza è una battaglia comune, un percorso che ci unisce nel desiderio di abbattere ogni forma di discriminazione e oppressione.
Le donne, storicamente, hanno vissuto e affrontato innumerevoli sfide per ottenere i propri diritti e purtroppo sappiamo bene che la lotta non finisce qui. L’emancipazione delle donne è strettamente intrecciata con la lotta per i diritti delle persone LGBT+ e non possiamo oggi permetterci di costruire muri tra noi né di silenziare le voci di chi vive la diversità. La nostra forza risiede nella solidarietà, nel supporto reciproco e nell’affermazione che ogni forma di amore e di identità merita rispetto e riconoscimento.
Le associazioni femministe hanno il dovere dovere di le esperienze delle persone LGBT+ e di respingere l’avanzamento dello smantellamento dei diritti civili e sociali che la destra porta avanti, come l’attacco alle famiglie arcobaleno altrettanto importanti del diritto all’aborto e di quello delle donne di non essere per forza madri!
In Valle d’Aosta, vogliamo creare un ambiente in cui ognuno di noi possa sentirsi al sicuro, rispettato e libero di essere chi è. È fondamentale che tutte le donne, incluse quelle appartenenti alla comunità LGBTQI+, possano avere accesso a diritti uguali e opportunità senza discriminazioni. Compreso quello di avere finalmente una legge elettorale del Consiglio regionale che garantisca una presenza paritaria delle donne !
Facciamo sentire quindi la nostra voce per ogni persona che è stata messa da parte, per ogni donna che ha lottato, per ogni persona che ama liberamente e senza paura.
Un sincero augurio quindi per un cammino di alleanza sempre più forte e significativo. Insieme possiamo farcela!
Grazie!
CGIL
Il Pride è un momento importante ed è importante che la CGIL sia presente perché le discriminazioni hanno forti ricadute sul mondo del lavoro, se si considera che il circa il 61% delle persone LGBTQIA+ occupate nasconde il proprio orientamento sessuale perché tra chi fa coming out un buon 40% ha rilevato che il proprio orientamento sessuale è stato uno svantaggio negli avanzamenti di carriera, per non parlare che almeno l’ 80% delle persone omosessuali e bissessuali ha subito forme di micro aggressioni sui luoghi di lavoro, aggressioni non necessariamente fisiche ma, e soprattutto, verbali.
In Italia, dunque, c’è un problema di inclusione che non è un problema solo in termini di diritti ma anche in termini economici: l’esclusione di persone fa perdere talenti e influisce anche sul PIL. Diverse ricerche dimostrano infatti che aziende impegnate in politiche di inclusione registrano utili più alti. Verrebbe quindi da chiedersi se Discriminare allora non conviene e un sindacato questo deve sottolinearlo.
Infine, quando è questione di rivendicazioni di diritti bisogna superare l’idea di vedere le contraddizioni sociali, solo come contraddizioni culturali e politiche. È necessaria anche un’emancipazione umana o sociale,perché quella meramente politica non è sufficiente affinché uno stato sia anche democratico, cioè , come affermava Marx, “una liberazione meramente politica non può esigere nulla se non vi è contestualmente una liberazione umana e sociale, la quale quando c’è fa sì che le cose vengano da sé senza bisogno di imporle… e speriamo che questo non sia utopia…
ARCIGAY
Eccoci qui per la seconda volta nella storia della nostra Regione all’Aosta Pride. Le cose, a distanza di due anni, non sono migliorate, anzi. A livello globale, nazionale e locale siamo quotidianamente attaccatǝ. I nostri corpi e le nostre vite sono sotto attacco da leggi, disegni di legge e risoluzioni che impediscono alla comunità queer la sua piena autodeterminazione e ledono i suoi diritti fondamentali.
Sono tanti gli Stati Europei che virano in direzioni sempre più fasciste, omobitransfobiche, razziste e maschiliste.
E l’Italia non è da meno. La Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera ha approvato una risoluzione che chiede al Governo di escludere l’insegnamento di qualsiasi contenuto legato all’ “ideologia gender” nelle scuole – qualsiasi cosa significhi nella loro testa – ma ciò impedirebbe di fatto di parlare di educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole, quando invece parlare di questi argomenti a bambini e bambine è fondamentale. E ribadiamo per l’ennesima volta: la teoria gender NON esiste!
O Il disegno di legge sulla sicurezza, approvato dalla Camera il 18 settembre, che introduce diverse misure mirate a potenziare la repressione, inasprendo le pene già esistenti e istituendo nuovi reati legati all’ordine pubblico, che di fatto limita la nostra libertà di esprimere dissenso.
Beh, mio NON caro governo, noi continueremo a scendere in piazza, con i nostri corpi, le nostre voci e i nostri colori ogni volta che sarà necessario. Ogni volta che legiferate sulle nostre vite, sui nostri corpi, sulle nostre identità o sui nostri amori, e sulle nostre famiglie, noi non staremo in silenzio, perché in un mondo che ci vuole piccolǝ ed invisibilǝ occupare spazio è un atto rivoluzionario.
Potete anche provare a fermarci, ma voi siete dei fossili, destinati a restare indietro, noi siamo il cambiamento, siamo Resistenza, siamo rivolta. Noi siamo il futuro.
ANPI
In tempi di contrapposizioni ideologiche, intrise d’odio e xenofobia, indirizzate non solo ai migranti, alle donne e ai poveri, ma anche alle persone Lgbt, in un Paese che tende a cancellare la memoria e a riscriverla a proprio piacimento, l’ANPI ha ritenuto giusto e doveroso ricordare quelle ragazze e quei ragazzi che più di ottan’anni fa hanno portato avanti la Resistenza e la lotta di liberazione partigiana, attualizzandola ai tempi odierni. Non si tratta di una mera celebrazione, bensì di un impegno di sostegno al movimento LGBTQIA, che si è assunto nel portare avanti la storia e la memoria di quella lotta.
La posizione dell’ANPI è da tempo chiara ed in equivoca. Richiamando l’art.3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzioni di sesso”, si schiera per una piena attuazione di questo principio costituzionale, contro l’omotransfobia e contro ogni discriminazione per orientamento sessuale. Per questo la nostra associazione aderisce ai pride promossi in varie città italiane ed anche ad Aosta.
Cristina Prenestina, drag queen, attivista e madrina di Aosta Pride 2024
Se parliamo di Pride, parliamo di lotta. E deve parlare chi la lotta la conduce in prima linea. In maniera vistosa, irriverente, ironica e soprattutto, da un’intera vita come la comunità. LGBTQIA+ che combatte per mostrare al mondo il valore di ciò. che qualcuno vuole soffocare: la bellezza della diversità. Il Pride . ribellione, elogio della diversità, festa,impegno civile, ma soprattutto celebrazione e memoria di quelle persone, singoli ed associazioni, che hanno lottato con forza, sangue e sudore per l’ottenimento di fondamentali diritti. Ma prima di ogni altra cosa PRIDE significa VISIBILITÀ.
Io vi vedo,siamo tantissimə, siamo bellismmə, ma c. qualcuno che continuer. a fingere di non vederci e allora oltre a vedere io vorrei sentire tramite un applauso le vostre vite: vorrei un applauso per tutte le volte che non ti sei sentito compreso, uno per tutte le volte in cui il problema eri tu. Un applauso per quelle volte in cui ti sei sentito sbagliato, che non eri abbastanza… Questo applauso . per te che oggi sfili in piazza mettendoci la faccia, portando il tuo corpo, la tua anima,la tua vita, la tua storia.
Alessandria Pride
Ciao a tutti, voglio partire da qualche fatto di cronaca recente.
9 Settembre, Palermo. Giovane 33enne si uccide perché gay, terrorizzato dal giudizio e dalle possibili aggressioni. Quelle aggressioni che aveva visto accadere anche nella propria città. A Gennaio infatti sei ragazzi sono stati prima insultati con frasi omofobe e poi accerchiati e malmenati. Nessun passante è intervenuto in loro difesa.
5 Settembre, Cremona. Aggressione omofoba in pieno centro, vittima un 42enne, colpito con una lattina in pieno viso e investito da insulti anti-gay.
13 Agosto, Foggia. 57enne preso a calci e pugni da due ragazzini.
13 Luglio, Roma. Due ragazzi vengono presi a pugni, calci e cinghiate da quattro persone, nell’indifferenza dei passanti, solo perché si tengono per mano.
I singoli casi fanno effetto, ma sono i numeri generali a doverci preoccupare ed indignare. 123 vittime registrate dall’inizio dell’anno, con una percentuale altissima che coinvolge uomini gay (74%), con un incremento negli ultimi due anni degli attacchi fisici.
Quando ci chiedono perché nel 2024 servono ancora i Pride, la risposta è (anche) in questi numeri. Non solo ovviamente, perché la nostra è prima di tutto una battaglia di diritti.
E su questo, non posso non citare un’altra data.
17 Maggio. L’Italia è tra i nove Paesi UE che non firmano la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità LGBT+, preparata proprio in occasione della Giornata Internazionale contro l’omo- bi- transfobia.
Fino a quando non saremo arrivati lì dove riteniamo giusto arrivare, serviranno i pride, serviranno le manifestazioni, gli eventi, la diffusione di cultura, di inclusività. Ed anche quando avremo raggiunto tutti gli obiettivi che ci siamo dati, celebreremo con i pride il percorso che abbiamo fatto, nelle città grandi così come nelle città piccole come Aosta o Alessandria, per ricordarci che è stato un percorso difficile, per il quale tante persone prima di noi hanno lottato, per il quale noi abbiamo lottato e per il quale tante altre persone lotteranno. Perché i diritti acquisiti non esistono, e se ci dimenticheremo di tutto questo, allora la società comincerà a tornare indietro, come è successo tante volte, e come vogliamo non accada ancora.
Biella Pride
Ciao a tutte le persone presenti, ringrazio arcigay Aosta per l’organizzazione, per aver invitato e per l’opportunità di parlare su questo palco.
Questo è l’ultimo pride d’Italia ma non sarà l’ultima occasione per scendere in piazza. Lo faremo ancora e ancora. Questo governo continua ad attaccare i diritti delle persone e non solo quelle LGBTQIA+ inventandosi la teoria gender.
Dal tentativo di privare le persone di scendere in piazza al negare il congedo di paternità, privando quindi gli uomini del diritto di stare a casa nel momento più delicato, ovvero quando il bambino o la bambina sono appena nati. Hanno da poco reintrodotto le dimissioni in bianco, come se i contratti precari non fossero già una piaga.
Il tema della famiglia a loro è molto caro eppure fanno di tutto per non agevolare i giovani a crearsene una. Parlano di famiglia tradizionale un canone che nemmeno loro rispettano, allora non sarebbe il caso di guardarsi allo specchio e magari cambiare strada?
Noi siamo per il rispetto della vita delle persone e non per l’imposizione.
Siamo qui oggi e ricordiamo che siamo stati perseguitati e perseguitate per secoli e siamo ancora qui. La lotta per la conquista dei nostri diritti non ci spaventa e quindi ci saremo anche domani.
Esistiamo e dovete farvene una ragione.